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Pagelle canzoni Sanremo 2024, il parere dei giornalisti: cosa ne pensano dei brani in gara

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2024-01-15

Pagelle Sanremo 2024 – Oggi, lunedì 15 gennaio, i giornalisti hanno potuto ascoltare le canzoni del Festival in anteprima assoluta, a distanza di meno di un mese dall’esordio. Pagelle Sanremo 2024, il parere di Vanity Fair Diamanti grezzi, Clara. Voto: 6 Clara Soccini, in arte solo Clara, per tutti Crazy J nella terza stagione di …

Pagelle Sanremo 2024 – Oggi, lunedì 15 gennaio, i giornalisti hanno potuto ascoltare le canzoni del Festival in anteprima assoluta, a distanza di meno di un mese dall’esordio.

Pagelle Sanremo 2024, il parere di Vanity Fair

Pagelle canzoni Sanremo 2024

Diamanti grezzi, Clara. Voto: 6

Clara Soccini, in arte solo Clara, per tutti Crazy J nella terza stagione di Mare Fuori, a Sanremo non si fa le pare, come invece nella hit dal milioni di stream Origami all’alba, e si dà alla dance più spinta per raccontare una storia caduta in mille pezzi. Erano meglio le pare.

Ti muovi, Diodato. Voto: 6

Eh no, non è Fai rumore, con cui Antonio ha vinto il Festival 2020. Ma è pur sempre una ballad sentimentale cantata con il suo solito buon gusto. Raffinata, si parla di un amore in tempesta: «Cerchi l’ultima parte di me / che crede ancora che sia possibile». Da riascoltare.

Tuta gold, Mahmood. Voto: 8

Ok, c’è una certa abbondanza di inglesismi: moonlight, night, fake, rave, «5 cellulari nella tuta gold / Baby non richiamerò», «Non paragonarmi a una bitch così»… Ma alla voce di Alessandro si concede tutto. Si aggiunga un ritmo tribale coinvolgente. Ok, il pezzo è giusto.

Finiscimi, Sangiovanni. Voto: 7

Sangio è cresciuto, non è più quello di Farfalle e Malibu. Porta a Sanremo un brano molto intimo che non ha scritto per il Festival, ma per mettere in musica l’amore finito tra lui e l’ex Giulia Stabile. Infatti imposta la canzone come una lettera d’addio struggente, malinconica. C’è tanta apprezzata sincerità: «Finiscimi / Fammi sentire quanto sono pessimo / quanto ti ho mancato di rispetto di rispetto / non dicendoti la verità / Capiscimi / a mia discolpa dico che ero perso / Ho dato comunque tutto me stesso».

Pazza, Loredana Bertè. Voto: 10

Mamma mia che pezzone! È Non sono una signora 4.0. Loredana canta con tutta la sua grinta: «Io sono pazza di me di me / E voglio gridarlo ancora». Viene da risponderle: «Noi siamo pazzi di te di te / E vogliamo gridarlo ancora». Podio subito, o almeno il premio della critica, per questo testo che è un inno super contemporaneo all’indipendenza e all’autodeterminazione.

Governo punk, Bnkr44. Voto: 6

Direttamente da Sanremo Giovani. Ricorda Dargen D’Amico e trascina. Miglior frase: «Stamattina io mi lavo i denti col gin».

Fino a qui, Alessandra Amoroso. Voto: 7

Alessandra fa un po’ Ultimo ma con più voce. Anzi, la voce è davvero pazzesca. Da mettere in pratica il ritornello: «Sarà che questa vita / non la prendo mai sul serio / e che magari un giorno me ne pento / ma ora no». Perché la leggerezza è sempre cosa buona e giusta.

Il cielo non ci vuole, Fred De Palma. Voto: 6

Un amore travagliato che cerca di resistere a tutto, nonostante tutto, nonostante il cielo non lo voglia. Il pezzo è uptempo. Aspira a essere un tormentone, ma purtroppo non ce la fa. Sarebbe stato meglio un un brano reggaeton.

Mariposa, Fiorella Mannoia. Voto: 6

Ritmo un po’ gitano, che non ti aspetti, e un bel messaggio femminista, che ti aspetti. Fiorella Mannoia canta: «Sono il coraggio che genera il mondo».

Un ragazzo una ragazza, The Kolors. Voto: 8

Italodisco incontra Mon amour di Annalisa. Tanto che quando Stash canta «Serve un’idea» viene subito in mente «Ehi garçon ho un’idea». Il ritornello si intarla nel cervello al primissimo ascolto e da lì non esce più: «Un ragazzo incontra una ragazza / La notte poi non passa / La notte se va. Un ragazzo incontra una ragazza / Le labbra sulle labbra / Poi che succederà». È il tormentone di questo Festival, punto. Farà sfracelli in radio e soprattutto su TikTok.

Pagelle Sanremo 2024: leggi anche chi sarà l’ospite internazionale.

Apnea, Emma. Voto: 7

Non è una ballad, e non te lo aspetti. Grande ritmo, grande grinta. E grande citazione: «Chiamo l’avvocato». Non vi ricorda Luis Sal quando ha rotto con Fedez? E comunque, anche Emma non resiste al fascino e parla d’amore: «Ti lascio un altro messaggio / ma che te ne farai / Dimmelo quanto ti manco / Tu già lo sai». \

L’amore in bocca, I Santi Francesi. Voto: 8

«Mi hai lasciato con l’amore in bocca / senza farlo apposta / sono le ultime gocce di pioggia / scivoliamo sopra i tetti / prima di cadere a pezzi». Ecco un altro pezzo-sorpresa. Da X Factor all’Ariston, Alessandro De Santis e Mario Francese non tradiscono l’hard pop con una canzone fresca, che ricorda Da Sola / In the Night di Mr. Ketra e Takagi featuring Tommaso Paradiso ed Elisa.

Click Boom!, Rose Villain. Voto: 8

Forse la rivelazione di questa 74esima edizione. Parte come una bella ballad alla Elisa, e poi: sorpresa, diventa un rap grintoso, gagliardo, ipnotico. «Ricordo ancora il suono click boom boom boom / Senti il mio cuore fa così boom boom boom / Corro da te sopra la mia vroom vroom vroom / Prendi la mira baby click boom boom boom / Boom boom boom». Siano benedette le onomatopee! Per essere ancora più chiari: questo brano sta a Sanremo 2024 come Cenere di Lazza a Sanremo 2023.

Ricominciamo tutto, Negramaro. Voto: 7

Ecco la band di Giuliano Sangiorgi in purezza, che per la prima tra i big di Sanremo, interpreta le difficoltà dello stare insieme negli anni. C’è il mare, c’è il sale che brucia le ferite, c’è il letto non rifatto, ci sono le discese e le risalite, c’è Battisti all’alba. Con l’orchestra dell’Ariston l’esecuzione sarà da pelle d’oca.

La rabbia non ti basta, BigMama. Voto: 7

È una dedica alla Marianna (Mammone) piccola e uno dei pochi pezzi socialmente impegnati di quest’anno. I temi-principe del pezzo sono: bullismo, violenza, buio interiore, ma anche forza e riscatto. Ovvero la storia di chi canta. Forse, poteva spingere ancora di più, da lei ce lo saremmo aspettato. Intanto un assaggio: «È facile distruggere i più fragili / Colpire e poi affondare chi è solo / Copri le lacrime segreti da tenere, non farti scoprire / Lo sai che a casa non devono, cosa dovrai dire».

Pazzo di te, Francesco Renga e Nek. Voto: 5

Spiace tanto, ma il brano è un po’ troppo old style, sia nel testo – «Amarsi è semplice / ma ingovernabile / indispensabile» e ancora «L’amore è nobile / È fatto di un metallo indistruttibile / Ma è così fragile» – sia nella melodia, il che stupisce ancora di più perché porta la firma di Dario Faini, in arte Dardust, abituato a scoprire galassie sonore avanti anni luce.


Casa mia, Ghali. Voto: 8

«Siamo tutti zombie con il telefono in mano / Sogni che si perdono in mare / Figli di un deserto lontano / Zitti non ne posso parlare». Ghali punta su un pezzo politico (solo lui e Dargen lo fanno). Fa bene, è il suo e stravince.

Tu no, Irama. Voto: 5

Questa non è una ballad: è un’iperballad. Troppo struggimento, troppi gorgheggi. Tutto troppo. Ci era piaciuta molto di più La genesi del tuo colore, che Filippo Maria Fanti ha portato a Sanremo 2021.

La noia, Angelina Mango. Voto: 8

Che v’o diciamo a fa’, Angelina non sbaglia nemmeno questo colpo e confeziona una cumbia contemporanea. Il testo è originale, suo e di Madame, la musica coinvolgente, up, a cui ha contribuito anche Dardust. La frase che colpisce al primo ascolto? «E mi hanno detto che la vita è preziosa / Io la indosso a testa alta sul collo».

I p’ me, tu p’ te, Geolier. Voto: 6

Il trapper di Secondigliano (Napoli) parte coi favori del pronostico: i bookmaker lo danno sul gradino più alto del podio (seguito da Alessandra Amoroso e Annalisa). Sarà quel che sarà, ma al primo ascolto stare dietro al testo è un po’ un’impresa, anche se la melodia è coinvolgente (la firmano in cinque!). Facciamo che al momento gli diamo una salomonica sufficienza in attesa di riascoltare il pezzo sul palco dell’Ariston. Intanto sappiate che potrebbe essere un’ottima alternativa all’attuale sigla di Mare Fuori.

Spettacolare, Maninni. Voto: 5

Ecco, questo pezzo non è spettacolare come il titolo. Anzi, da un ragazzo classe 1997 ci aspettavamo una canzone un po’ più moderna e non così tradizionale. Quanto a old style fa concorrenza a Francesco Renga e Nek.

Autodistruttivo, La Sad. Voto: 7

È un brano fresco, che trascina. Lo zampino di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, che è uno dei quattro autori, si sente tutto.

Tutto qui, Gazzelle. Voto: 8

Meglio dichiararlo subito: Gazzelle ci piace sempre. Va a Sanremo restando fedele a sé stesso. E come Jerry Maguire ci aveva già convinto al ciao, lui conquista alla prima strofa quando canta «Sembriamo due panda / amore mio». Il brano è un’infilata di immagini nitide di fotografie poetiche. La più bella: «Vorrei guardare il soffitto con te / Stesi sul letto col raffreddore / Chiudere gli occhi e vedere com’è».


Sinceramente, Annalisa. Voto: 9

È il brano più atteso. E non delude le aspettative. Meno immediato di Mon Amour e Bellissima, ma è indubbiamente figo: «Sinceramente quando quando quando quando piango / anche se a volte mi nascondo / non mi sogno di tagliarmi le vene / Sto tremando sto tremando / Sto facendo un passo avanti e uno indietro». Annalisa, carica a pallettoni, canta la libertà: di prendersi sul serio, di essere ambiziosa, di piangere, di lamentarsi e di gioire. I bookmaker potrebbero avere ragione: è da podio.

Vai!, Alfa. Voto: 5

È come se Andrea De Filippi avesse preso la sua ultima hit, Bellissimissima, e le avesse dato un tocco country.

Capolavoro, Il Volo. Voto: 5

«Io che mi sentivo perso / Come un fiore nel deserto / E all’improvviso tu, tu». Purtroppo il pezzo non rispecchia il titolo.

Onda alta, Dargen D’Amico. Voto: 8

Può sembrare un brano un po’ cazzone (si può dire, vero?). Del resto attacca così: «C’è chi mi chiama / figlio di puttana / Che c’è di male?». Invece si rivela molto intelligente: «C’è una guerra dei cuscini / Ma cuscini un po’ pesanti / Se la guerra è dei bambini / La colpa è di tutti quanti». Grazie Dargen, che lo interpreti come se fossi un condottiero o un gladiatore (visto che Russell Crowe sarà tra gli ospiti è perfetto).

Fragili, Il Tre. Voto: 6

È una canzone onesta. Se il ritornello vi ricorda Cenere di Lazza, siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Due altalene, Mr. Rain. Voto: 6

Premessa: a noi non ha mai convinto nemmeno Supereroi, nonostante il terzo posto sul podio di Sanremo 2023. Quest’anno Mattia Balardi porta comunque una ballad, al posto del coro dei bambini c’è un bel lavoro di archi. Autotune sul finale, ma poco importa.

Ma non tutta la vita, Ricchi e Poveri. Voto: 7

Inizia così: «Che confusione», ed è subito tributo a Sarà perché ti amo del 1981. Ed è subito amore.

Le Pagelle di Sanremo 2024, il parere de Il Sole24ore

Clara, «Diamanti grezzi» 5-

La vincitrice di Sanremo Giovani giovanileggia su un dance pop molto tirato: «Cosa siamo noi?/ Siamo diamanti grezzi/ Cadono in mille pezzi di una storia sola/ Dove andremo poi?» Non molto lontano, ci verrebbe da rispondere.

Diodato, «Ti muovi» 5.5

Nel 2020 vinse, complice il voto della sala stampa che, col regolamento dell’epoca, aveva un peso importantissimo. Subito dopo ci fu la difficile stagione del lockdown che non aiutò certo la crescita del suo progetto. Diodato sceglie di tornare a Sanremo con una ballad pianistica dalla strofa intimista che evolve in un ritornello che si apre proprio come piace ad Amadeus. Basteranno a riportarlo in zona podio?

Mahmood, «Tuta gold» 6-

Attenti a Mahmood che, quando passa per l’Ariston, trova sempre il modo di vincere qualcosa. Stavolta se la gioca con un pezzo urban super prodotto, ambientato ai bordi di periferia. Tra chi sognava di farcela e chi ce l’ha fatta veramente: «Ballavamo nella zona Nord/ Quando mi chiamavi fra/ Con i fiori fiori nella tuta gold/ Tu ne fumavi la metà». Da qui l’euforia che circonda il brano.

Sangiovanni, «Finiscimi» 4.5

Anche i giovani evidentemente tengono i loro problemi di cuore. Sentite la struggente testimonianza, formato ballad, di Sangiovanni: «Tu che non mi ami/ E io ancora che ti chiamo/ per dirti/ Finiscimi/ Fammi sentire quanto sono pessimo». Verrebbe la voglia di prenderlo in parola e staccare la spina. Almeno quella dell’impianto stereo.

Pagelle Sanremo 2024: Sangiovanni canta per Giulia.

Loredana Berté, «Pazza» 7

Vai ai pre-ascolti di Sanremo 2024 e il miglior pezzo lo senti cantare da una (non) signora di 73 anni che c’era già a Sanremo 1986. Loredana Berté torna all’Ariston con una cavalcata post rock costruita su un riff che ricorda gli ultimi Smashing Pumpkins (!) e un ritornello che è un po’ una variazione sul tema di Dedicato a: «Io sono pazza di me di me/ E voglio gridarlo ancora/ Non ho bisogno di chi mi perdona/ Io faccio da sola, da sola». Siamo già pazzi di lei ma ci resta un dubbio: la resa sul palco sarà la stessa della versione in studio?

BNKR44, «Governo punk» 5-

I BNKR44 arrivano da Sanremo Giovani, contengono rappresentazioni di rock and roll, qualche citazione furba («Dammi un po’ di te, un pezzo dei Blur, un locale da spaccare) e qualcuna sempliciotta («Metti un altro film, un pezzo dei Queen»). La cosa migliore del loro pezzo è il titolo.

Alessandra Amoroso, «Fino a qui» 5.5

La Amoroso punta a mettere d’accordo grandi e piccini con un piccolo aiuto di Takagi e Ketra. Ballatona con il ritornello che riprende il concetto de La Haine di Mathieu Kassovitz: «E anche se lentamente cado giù/ da un grattacielo/ durante il volo/ piano dopo piano/ mi ripeto/ fino a qui tutto bene». Non la nostra tazza di te, ma il ragionamento deve essere stato: «Give the people what they want».


Fred De Palma, «Il cielo non ci vuole» 4-

Tamarrata danzereccia che pare generata dall’intelligenza artificiale: «Ma tu promettimi che/ staremo bene anche all’inferno/ Il cielo non ci vuole». Ma qualcuno sarà andato a chiedere all’inferno che ne pensano?

Fiorella Mannoia, «Mariposa» 6

La Mannoia latineggia di farfalle e libertà con un testo ermetico sull’essere donna oggi: «Sono la strega in cima al rogo/ una farfalla che imbraccia il fucile/ una regina senza trono/ una corona di arancio e di spine». Sei politico.

The Kolors, «Un ragazzo una ragazza» 6

Dancefloor anni Settanta che sfrutta l’onda lunga del successo di Italodisco. Stash ci mette il senso dell’airplay, Davide Petrella il mood sanremese. «Un ragazzo incontra una ragazza». L’esperimento può arrivare in zona podio.

Emma, «Apnea» 5

La musica è alchimia. Emma, Davide Petrella, Paolo Antonacci e Julien Boverod si mettono insieme per fare un pop contemporaneo e ne esce quello che potrebbe essere un pezzo di Pupo: «È colpa mia/ Se adesso siamo in bilico/ Ma è colpa tua/ Hai gli occhi che mi uccidono». In apnea, intanto, ci restiamo noi.

Santi francesi, «L’amore in bocca» 5.5

Vincitori di X Factor 2022 passati per Sanremo Giovani 2023, i Santi Francesi propongono un pop con testo tutto da interpretare e ambizioni anemiche: «Mi hai lasciato con l’amore in bocca/ senza farlo apposta». De gustibus.

Rose Villain, «Click boom!» 4

Parte come una ballata cupa, diventa un tormentone danzereccio: «Ricordo ancora il suono click boom boom boom/ Senti il mio cuore fa così boom boom boom/ corro da te sopra la mia vroom vroom vroom». Come direbbe il poeta: «La vroom del capo ha un buco nella gomma».

Negramaro, «Ricominciamo tutto» 6-

Prima partecipazione in gara al festival di Sanremo per i Negramato che ricominciano tutto scommettendo su una ballad epica alla Negramaro: «E allora piove da quel buco sulle teste/ sì, ma non fa niente/ Tanto si riparte/ Non so nemmeno dove». Venti anni fa avrebbero vinto facile, vent’anni dopo chi lo sa.

Big Mama, «La rabbia non ti basta» 3

Solita cassa in quattro e ritornello pieno di rivendicazioni di genere general generiche: «Guarda me/ Adesso sono un’altra/ La rabbia non ti basta». Appunto: il voto è 3.

Renga e Nek, «Pazzo di te» 4.5

Ballata pop chitarristica sull’ineluttabilità dell’amore, sentimento di cui, comunque la mettiate, i nostri due ragazzoni degli anni Novanta proprio non riescono a fare a meno: «Sono pazzo di te e non sai come vorrei farne a meno». In confidenza: pure noi ne avremmo fatto volentieri a meno.

Ghali, «Casa mia» 5-

Urban studiato a tavolino per il ritorno in grande stile di Ghali. Testo pieno di grandi verità: «Il prato è verde, più verde, più verde/ Il cielo è blu, blu, blu». Gli autori, oltre a Ghali, sono Davide Petrella e Michelangelo ma ci avremmo visto benissimo anche Maccio Capatonda in versione Padre Maronno.

Irama, «Tu no» 4-

Irama parte gridando, quasi fosse un Adriano Pappalardo postmoderno: «Solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me». Gli auguriamo sentitamente di riconciliarsi con la destinataria della canzone. Ma possibilmente da un’altra parte.

Pagelle Sanremo 2024: gli ospiti fuori dall’Ariston

Angelina Mango, «La noia» 6-

Angelina Mango arruola Madame e Dardust per provare a lasciare il segno in questo Sanremo. La sua «è la cumbia della noia», la senti una volta e te la ricordi: programmata per la zona podio.

Geolier, «I p’ me, tu p’ te» 5-

Il concetto è lo stesso di Most Likely You Go Your Way (and I’ll Go Mine) di Bob Dylan, gli sviluppi sono abbastanza diversi. Il genere è urban, la lingua ardita: «Nuij simm ddoje stell ca stann precipitann». Più che napoletano è napolese.

Maninni, «Spettacolare» 5

Pop al pianoforte, ballata dal ritornello catchy sull’importanza dello stare insieme: «Ma abbracciami abbracciami che è normale/ Stringerti forte è spettacolare». Uno spettacolo non troppo originale.

La Sad, «Autodistruttivo» 6-

Premessa doverosa: ai pre-ascolti 2023 demmo 6- a Splash di Colapesce e Dimartino, eppure era la canzone più bella di quel festival per distacco. Ce ne accorgemmo al secondo ascolto, perché quello era un pezzo da metabolizzare. Ci piacerebbe per questo ascoltare una seconda e una terza volta Autodistruttivo dei La Sad che provano a raccontare al pubblico mainstream il punto di vista di chi vive ai margini per scelta («E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro a ’sto casino») con l’aiuto di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, tra gli autori del brano. Anche in questo caso la canzone potrebbe crescere.

Gazzelle, «Tutto qui» 5.5

Ballad Brit con qualche metafora originale («Sembriamo due panda») e un ritornello di facile memorizzazione: «Vorrei guardare il passato con te/ addosso al muro col proiettore». Tutto qui.

Annalisa, «Sinceramente» 5-

Sinceramente un pezzo dance pop così furbo a Sanremo non lo sentivamo da un pezzo: «Sinceramente quando quando quando quando piango». Funzionerà, c’è da scommetterci sopra, ma anche in questo caso siamo in odore di intelligenza artificiale.

Alfa, «Vai!» 3

La strofa sembra una cover degli Oasis, appena un po’ più ruspante del modello di riferimento. Caro Alfa, non avremmo saputo dirlo meglio: vai!

Il Volo, «Capolavoro» 4.5

Per i tenorini del Volo ritorno all’Ariston all’insegna della modestia. Passi per la struttura da ballad anni Ottanta con la voce impostata marchio di fabbrica che affiora qua e là, ma come si fa a intitolare un pezzo Capolavoro? In pianura padana direbbero: «Vula bass’».

Dargen D’Amico, «Onda alta» 6.5

Tra le pochissime canzoni di questa edizione che vogliono dire qualcosa di più che non sia il solito ti amo: «Sta arrivando sta arrivando l’onda alta/ Stiamo fermi e non si parla e non si salta». Speriamo che in Riviera arrivi per davvero.

Il Tre, «Fragili» 4-

Solito poppettino orecchiabile con qualche suggestione urban: «Siamo fragili come la neve, come due crepe». Fragili un po’ come questa canzone.

Mr. Rain, «Due altalene» 4

Chef Mr. Rain cucina la specialità della casa: la pop song che piacerà a tutti i bambini, un po’ come la cotoletta con le patatine fritte: «Io e te fermiamo il momdo quando siamo insieme/ anche se dura un secondo come le comete». Già se fermassero l’indice glicemico ci potremmo accontentare.

Ricchi e Poveri, «Ma non tutta la vita» s.v.

Nei Sanremo di Amadeus non manca mai la quota retro cinge: stavolta è espressa dai Ricchi e Poveri che si producono in quello che dovrebbe essere un pop contemporaneo: «Anche la più bella rosa diventa appassita/ Va bene ti aspetto ma non tutta la vita». Ingiudicabile.

Pagelle Sanremo 2024 – SkyTG24

ALESSANDRA AMOROSO – FINO A QUI – VOTO 7/8

Come un romanzo di Carver, come un film di Sophia Coppola, super Ale racconta il disincanto con l’incanto e invoca un po’ di vento affinché tutto voli via. Sarà che questa vita non la prende mai sul serio? Potrebbe…ma a oggi, e fa bene, Alessandra non si pente.

ALFA – VAI! – VOTO 8

Se il mondo è troppo grande per pensare in piccolo, Andrea è il guru di questa filosofia. Nel momento in cui Sanremo lo ha convocato ha deciso di portare un brano che strizza l’occhio al Folk anziché restare nella sua “bellissimissima” comfort zone. È così che si insegue il vento… piangendo dal ridere.

ANGELINA MANGO – LA NOIA – VOTO 8

Lo dico subito: avere come compagni di viaggio Madame e Dardust è già calare un doppio jolly. Angelina azzarda con la carta della cumbia e il brano sembra un mappamondo che gira ininterrottamente. È il brano più malinconicamente festoso di questo Festival.

ANNALISA – SINCERAMENTE – VOTO 7

È il suo anno e lo celebra, oltreché aspettando il tour nei palazzetti, alzando il ritmo di quella che è una lettera composta in forma di canzone. Lascia dietro di sé una scia di chiari di luna e lo fa con due parole… sinceramente tua.

BIG MAMA – LA RABBIA NON TI BASTA – VOTO 6+

I sogni più alti della testa sono un orizzonte siderale. Ma se si guarda la quotidianità il brano è permeato dalla rabbia. Il buio che mangia e non fa dormire è un’immagine degna di Stephen King, ma anche, se declinata al femminile, tragicamente reale. Chissà se, alla fine, questo vuoto porterà calma!

bnkr44 – GOVERNO PUNK – VOTO 6/7

Certo l’approccio non è quello dei Sex Pistols o degli Ultravox, ma va riconosciuto a questi ragazzi di creare immagini figurative (e un po’ visionarie) belle, dal lavarsi i denti col gin al nomade che abita in un attico chic. La storia di una generazione in fuga da se stessa.

CLARA – DIAMANTI GREZZI – VOTO 7

Un incipit quasi operistico e poi la musica decolla tra dance anni Settanta e Rock 2.0. Un testo di coraggio e tormento che lascia il segno soprattutto perché “non sappiamo ancora fare a meno di parole”. I suoi diamanti grezzi possono raffinarsi. Clara è quello che non ti aspetti, parafrasando un suo verso.

DARGEN D’AMICO – ONDA ALTA – VOTO 8+

Un attacco da messa cantata per poi entrare nel mondo dell’ironia dargeniana. Festosa nel ritmo ma poi quell’onda alta evoca immagini drammatiche di una barca che deve aspettare che passi. Un testo da leggere e comprendere. Un testo, a tratti, come un telegiornale.

DIODATO – TI MUOVI – VOTO 9

Una dolcezza smisurata. Una ballata di speranza, una canzone che Antonio con la sua voce rende poesia. Non pensare a ciò che resta e all’andare a fondo perché c’è sempre un’ultima parte di noi che “crede ancora sia possibile”.

EMMA – APNEA – VOTO 7/8

Un salvagente lanciato a tutti quelli che, non solo in amore, sono in bilico. C’è il pensiero retroattivo e quello verso il futuro. Ci sono degli iati nella voce di Emma che tolgono il respiro. E certo che si rimane tutto il weekend!

FIORELLA MANNOIA – MARIPOSA – VOTO 7

Un incipit fossatiano (anche se lui è estraneo al progetto) per raccontare una donna un po’ maudit ma molto indipendente. Gioca sugli opposti, è terra e cielo, è oro e meno di zero. Da qualunque parte lo si guardi è il ritratto di una donna “per sempre libera e orgogliosa”.

FRED DE PALMA – IL CIELO NON CI VUOLE – VOTO 6+

Quel bacio dato sopra la bocca apre scenari infiniti e quello più caldo è la promessa di stare bene anche all’inferno. Il dolore che sparisce come il sole nel mare è un’immagine molto evocativa, come quella di cadere nel vuoto per sentirsi vivi! Un seduttore pentito.

GAZZELLE – TUTTO QUI – VOTO 8+

Cosa rende speciale un artista? Rinnovarsi senza snaturarsi. Con una piccola infiltrazione di Pop, Flavio è riuscito a costruire un romanzo in musica. Racconta di un soffitto da osservare stesi sul letto con il raffreddore… beh, a chiudere gli occhi solo stelle e la certezza che “domani potremmo anche ridere”.

GEOLIER – I P’ ME, TU P’ TE – VOTO 6

Il rapper campano si assicura la quota dialettale e per divulgarla costruisce, insieme ai suoi co-autori, immagini che vadano oltre il vernacolo. Un azzardo andare all’Ariston con un pezzo così, ma il ragazzo ha le spalle larghe e saprà fare arrivare le sue stelle nella case degli italiani.

GHALI – CASA MIA – VOTO 6+

Un attacco da armocromista e un seguito popolato di “zombie col telefono in mano”. Qual è casa mia e quale è casa tua trasmette un senso di spaesamento. Però ora abbiamo la certezza che, anche se gli mancano la sua zona e il suo quartiere, il prato è verde e il cielo è blu.

IL TRE – FRAGILI – VOTO 6

I pensieri alzano la voce e la alza anche lui. Il suo “sei come un’isola” mi ricorda John Donne e penso anche che a volte la neve non è fragile. Ma è verissimo, ed emerge con forza, che spesso non è facile volersi bene.

IL VOLO – CAPOLAVORO – VOTO 7-

Il miracolo in una canzone e in una persona che cade dal cielo come un capolavoro. I ragazzi dal punto di vista vocale giocano un altro campionato e da quello testuale raccontano un amore bello, inatteso, salvifico. Un animo gioioso “come un fiore nel deserto”.

IRAMA – TU NO – VOTO 7-

La forma canzone come appendice della memoria per “riuscire a riportarti da me” e per “riuscire a ricordarmi di te”. La voce fa volare in questo gioco amoroso del riporto.

LA SAD – AUTODISTRUTTIVO – VOTO 6/7

Un altro brano difficile, nel senso che “nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle”. Gioca molto sul concetto di fiducia e su un cuore spaccato a metà dall’amore. La differenza è che questo cuore è di plastica.

LOREDANA BERTÈ – PAZZA – VOTO 6+

Rutilante e verace, tra cuori spremuti come dentifricio e fuochi d’artificio nella testa. La signora si vuole tanto bene, anzi si ama e non ha paura a urlare che anche se in giro è tutto un manicomio “io sono la più pazza che c’è”.


MAHMOOD – TUTA GOLD – VOTO 6/7

Tonalità un po’ sofferente e un po’ ruvida per un brano che gioca molto sui cambi tonalità e su ritmi che fanno il giro del mondo. Intrigante la scelta percussiva. C’è un senso di rivincita contro momenti difficili della vita, racconta momenti intimi, famigliari, dolorosi ma senza rancore.

MANINNI – SPETTACOLARE – VOTO 8

Per molti è un Carneade, per chi ama la canzone d’autore è un nome noto. E lo conferma con un brano evocativo che racconta un pezzo di vita attraverso l’amore, il primo giorno d’estate e i dischi belli che non scordi più. Ma soprattutto con un abbraccio forte e spettacolare si esorcizzano “le giornate bastarde quelle con ce la fai più”.

MR RAIN – DUE ALTALENE – VOTO 8/9

Il Van Gogh della musica. Versi come pennellate isteriche armonizzati da una voce rassicurante, la voglia di condividere che, a seconda del tuo posto nel mondo, l’alba e il tramonto si scambiano i ruoli. Il brano si ascolta, e si ama, sospesi in aria come due altalene.

NEGRAMARO – RICOMINCIAMO TUTTO – VOTO 8/9

Il cantico della seconda possibilità tra discese e risalite. Giuliano cita Lucio Battisti tra le righe e sopra le righe e ci accompagna in un viaggio senza meta purché “sia lontano dalla gente”. Speciale il desiderio di ricominciare tutto come il sogno mai fatto chiuso nel cassetto.

FRANCESCO RENGA & NEK – PAZZO DI TE – VOTO 7

Apprezzo, e da anni, Francesco e Filippo perché riescono a scrivere capitoli nuovi di musica senza snaturare la loro storia. L’amore nobile fatto di un metallo indistruttibile è il cuore della loro canzone. Ci portano al centro dell’uragano dove regna la calma assoluta. Mentre tutto intorno è un tumulto dei sentimenti.

RICCHI E POVERI – MA NON TUTTA LA VITA – VOTO 6+

Una volta era che confusione sarà perché ti amo, ora è che confusione il sabato! Che dire… piacerà di certo, i ragazzi fanno balera e fanno tenerezza. Bravi a mettersi spudoratamente in gioco! Diventerà un tormentone.

ROSE VILLAIN – CLICK BOOM! – VOTO 6/7

Si entra nel disordine mentale dalla porta principale invocando una persona che è la condanna e la cura. Il ritornello è un elettrocardiogramma impazzito come le canzoni che si ascoltano in ordine casuale in autostrada. Rose ha più paura di svegliarsi con qualcuno accanto che del buio: in un verso l’ansia di (almeno) una generazione.

I SANTI FRANCESI – L’AMORE IN BOCCA – VOTO 6

Il filo di lana da seguire ha un afflato favolistico oppure riporta ad Adso da Melk nella labirintica biblioteca de Il Nome della Rosa. La canzone ci lascia con l’amore in bocca e le ultime gocce di pioggia. Che non sai mai dove cadono.

Pagelle Sanremo 2024: e voi cosa ne pensate di questi giudizi?

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