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Morgan si scusa con Angelica Schiatti: “Ho detto cose orribili, era la mia musa” e svela di aver denunciato Calcutta
Emanuela Longo 04/08/2024
Morgan si scusa con l’ex compagna Angelica Schiatti e dà la sua versione dei fatti
A distanza di qualche settimana dall’esplosione del caso Morgan, con le rivelazioni di presunte minacce, insulti sessisti, offese e stalking ai danni della ex compagna Angelica Schiatti, arriva l’intervista-confessione di Marco Castoldi.
Morgan, arrivano le scuse ad Angelica Schiatti
Il Tribunale di Lecco ha rinviato a giudizio Morgan per stalking e diffamazione ai danni di Angelica Schiatti e proprio oggi arriva la sua verità, raccontata a Candida Morvillo tra le pagine del Corriere della Sera.
Una versione a tratti vittimista di quanto sarebbe accaduto e che smentisce in qualche modo le precedenti rivelazioni dell’attuale compagna di Calcutta:
Come sto? Credo male. Non suono, non ho neanche la possibilità di parlare. Mi hanno silenziato, azzerato. Io sono una persona sonora, soffro se non posso esprimermi.
Poi parte con le smentite, a partire dalla durata della relazione, che Angelica aveva quantificato in tre mesi ma che secondo Morgan sarebbero molti di più:
Otto anni di affinità elettive in cui ci scrivevamo 500 messaggi al giorno […] Era la relazione di due persone che, messe una accanto all’altra, erano naturalmente felici in un costante processo di scambio, edificante, produttivo, creativo. Le parole si traducevano in testi, l’80 per cento delle canzoni che ho scritto parlavano di lei. Era la mia musa. L’ho coinvolta nei progetti di lavoro: era in tutte le mie chat di gruppo, di musica, economiche. Eravamo io il suo punto di riferimento e lei il mio.
Il loro rapporto, a detta di Castoldi, si sarebbe intensificato dopo il suo sfratto avvenuto nel giugno 2019:
A novembre, ha detto che voleva stare con me e abbiamo lasciato i rispettivi compagni, io Alessandra, da cui aspettavo una figlia. Abbiamo deciso di sposarci. Sergio Staino ci ha sposati simbolicamente con una cerimonia comunista, in uno sgabuzzino della Rai. Poi, ho chiesto ufficialmente la mano di Angelica alla sua mamma. Siamo a febbraio 2020.
Poi contestualizza il periodo in cui sarebbe giunta la querela per stalking:
Avevo un problema serio di tossicodipendenza. Angelica mi diceva: lo risolviamo insieme, poi ci sposiamo e facciamo una famiglia.
Lui avrebbe provato, quindi, a disintossicarsi “per lei” (per lei?!):
Ho fatto la cura al cervello. Una cura potentissima, quasi un elettroshock. Mi ha mollato lì, sotto gli elettrodi e non l’ho più vista. Stavo in un letto d’ospedale, col cervello bombardato di onde magnetiche, il nervo ottico che urlava. Sono uscito dall’ospedale e mi ha bloccato su WhatsApp, non voleva più parlarmi, mi ha tolto la parola dopo otto anni che erano stati un fiume di parole, di scambio di anime. Questo è. Fino al giorno prima, ci parlavamo ogni secondo e, di colpo, si era trasformata. Nelle condizioni in cui ero, lo trovavo inspiegabile, spaventoso, era come se per lei fossi morto. Volevo solo capire perché si era trasformata in un giorno da amica a nemica.
Non manca la colpevolizzazione della vittima. Morgan ha spiegato di essersi sottoposto alla terapia del prof. Gallimberti:
Si pratica posizionando degli elettrodi sul cranio. Le prime sedute le ho fatte fra marzo e aprile in ambulatorio a Milano, poi dal 28 aprile al 2 maggio ricoverato a Padova. La consideravo un’impresa impossibile. L’esito dipendeva dalla forza di volontà supportata dall’impegno emotivo del referente affettivo. E Angelica aveva chiesto di essere quel referente. Quando ha deciso di lasciarmi, prima che andassi a Padova, i medici l’hanno avvisata che così rischiavo il fallimento della terapia. Ma a Padova lei non mi ha accompagnato.
La accusa di aver fatto la “terapia del disinnamoramento”:
Dopo, scoprirò che mentre ero in ospedale, lei era all’Elba col suo ex. Mi sono sentito distrutto, quella scoperta mi ha ucciso.
E sui messaggi con insulti e minacce inviati alla Schiatti, sostiene:
Io quei messaggi brutti li ho mandati in quel contesto. Non ero in me e c’era anche il lockdown e ormai una neonata che aveva bisogno di un padre.
Provavo una rabbia ingiustificata, ero esasperato, svuotato di qualsiasi speranza. Mi sentivo in fin di vita psicologicamente ed emotivamente.
Non è che avessi ricadute, proprio non riuscivo a smettere. Ancora il 16 aprile Angelica mi aveva scritto “sei il mio Marco” e, dalla querela, ho scoperto che data l’inizio dello stalking al 17 aprile, quando le ho risposto che, se mi lasciava, mi toglievo la vita.
Poi il “messaggio dolente”, come lo definisce lui:
Ne è venuto fuori una sorta di poema seriale, un’opera unica, mai fatta prima da nessuno, con musica, canzoni, prosa.
C’è tutta la nostra storia. Ma lei aveva preso il “messaggio dolente” come una minaccia. Sapeva che ogni cosa che scrivo diventa una canzone, mi fa “mi stai ricattando?”. Resto incredulo, scioccato. Le dico che è un atto d’amore, non una minaccia. Le chiedo di starmi accanto perché è un calvario.
Oggi sa di aver sbagliato e fa mea culpa:
Ora, chiedo ad Angelica pubblicamente scusa, ho detto cose orribili. Ero fuori di me. Le scuse private sono riuscito a fargliele su Instagram, il 25 aprile 2021.
Nel corso dell’intervista Morgan nega di aver chiesto a due siciliani di pedinare la sua ex, parla di messaggi “ironici” ed ammette di aver finto di essere Willy Peyote per poterla contattare:
Le ho scritto da un altro telefono per chiederle una collaborazione. Mi chiede: chi sei? Mi è venuto da dire Willy Peyote. E lei: non sei Willy Peyote, sei Marco. Ho ammesso e mi fa: allora, a questo punto, sentiamoci. E ci siamo sentiti. Unica volta.
E sulle chat di gruppo vergognose in cui invia contenuti privati di Angelica, spiega ancora:
L’ho scritto con lo spirito di quello che si sfoga, che sta male, è deluso. Però la foto l’ho postata, subito cancellata, non l’ha vista nessuno e non era porno né intima. I consulenti tecnici della Procura non hanno trovato niente, nessun revenge porn. Dire che sono uno stalker è come dire a un cane che è un gatto.
Adesso Morgan spiega di essersi disintossicato:
Dopo la batosta, lentamente, mi sono ripreso. Mi hanno salvato la musica e mia figlia. Nello scorso maggio, avevo firmato il contratto con Warner ed ero felice: da dodici anni, cercavo un contratto con una major.
Ma tutto è saltato dopo le recenti rivelazioni:
Il mio più grande dolore è che mi è stato tolto ogni lavoro: il disco, un libro che doveva uscire, il programma Rai, i concerti. Mi sento come amputato. Con Warner, Calcutta ha detto o me o lui, e Warner mi ha stracciato il contratto.
E svela infine di aver denunciato Calcutta:
L’ho denunciato, ho dovuto farlo. Il brutto di questa vicenda è che mi hanno fatto diventare una persona che non sono: io credo che un cantautore non può denunciare un altro cantautore, io credo nel dialogo, nella forza delle parole, nella pietà, nell’umanità.
Eppure…
Dopo la diffusione dell’intervista, ad intervenire sui social è stata l’attivista e scrittrice Carlotta Vagnoli, che ha così descritto quanto pubblicato oggi sul Corsera: