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Mistero – Una buona “antologia” degli UFO. Intrattenimento “forzato” e a tratti ossessivo

di Mario Diego Petruzziello

Pubblicato il 2009-10-26

Chi si è perso la puntata di ieri di Mistero, non ha nulla da temere, tuttavia consiglio di darle uno sguardo. Come emergerà da questa riflessione, essa, a conti fatti, inserisce un piccolo tassello in più, alla visione d’insieme sull’argomento, seppur a volo radente sull’ingenuità, talvolta. Mistero è in sé, un prodotto di eccessi. Vale …

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Chi si è perso la puntata di ieri di Mistero, non ha nulla da temere, tuttavia consiglio di darle uno sguardo. Come emergerà da questa riflessione, essa, a conti fatti, inserisce un piccolo tassello in più, alla visione d’insieme sull’argomento, seppur a volo radente sull’ingenuità, talvolta.

Mistero è in sé, un prodotto di eccessi. Vale a dire che come la vicina “Voyager” , firmata RaiDue, non si fa scrupoli nell’utilizzare un mezzo, anche in modo piuttosto ossessivo. Ricordo ancora quando, il conduttore, di quest’ultima, Roberto Giacobbo, cercava di dimostrare che nella piramide di Cheope il tempo fosse uguale all’esterno e non subisse variazioni notevoli, come sostenuto da Mario Pincherle nella sua teoria. Lì si arrivò nel demenziale e, confesso di aver fatto non poche risate; di quelle che non ti capita che di fronte a rare battute. Ciò che stendeva l’intuizione, l’intelletto e qualsiasi altra cosa, era la modalità con la quale si pretendeva di dimostrare un fenomeno, che avrebbe richiesto per lo meno un orologio atomico – con una bilancia da frutta.
La puntata gira intorno ai “documenti segreti”, tutto il resto è condimento (ben confezionato), valutabile in una selezione di notevole effetto di contenuti in giro per la rete, riscontrabili senza troppe difficoltà sul motore di ricerca Google. Ebbene, permettetemi di buttare giù il termine “segreto”. Infatti documenti che vengono messi fuori e destinati ad un network per il broadcasting, non sono certo considerati tali, e quindi risulta anacronistica l’asse terminologica con cui gli autori vorrebbero portare questo aggettivo di classificazione dei documenti, ad avere un qualche flusso vitale tutt’oggi.

Su Mistero di Ruggeri, varrebbe la pena di riflettere da un punto di vista costruttivo, a cominciare dalla qualità della pronuncia dell’inviata, nella città londinese. Ciò non ci rappresenta, almeno se ci poniamo di fronte ad una comunità europea dove l’inglese è la lingua ufficiale; meglio quindi, usare un traduttore, e rinunciare a pochi spiccioli, che lasciar fare tutto alla propria Lara Croft.
L’archivio di Londra è davvero gigantesco, la sua storia è raccontata bene, i numeri citati dall’inviata sembrano non poter esser precisi, in quanto pare che lì siano custodite ben più di 800 pagine di resoconti.

L’idea che da ascoltatore mi sono fatto, è che l’amministrazione dell’archivio, lo apra a poco a poco, fornendo esclusive ad oltranza alle varie tv, o società di ricerca ufologica, in cambio di parecchia moneta; ma questo è solo una mera ipotesi. Ciò significa che potrebbero esserci altri “secrets” che verranno fuori. La conoscenza non dovrebbe essere trattata come una mercanzia da baraccone.
Ciò che colpisce, invece, in questo sforzo documentale, è principalmente il fatto che si ha la prova di un “controllo” da parte del governo di un paese che al tempo era ancor più chiave nella dinamica mondiale, di tutti quei fenomeni bizzarri, rispondenti al nome di “paranormale”. Basta poco a capire le ragioni di ciò. Negli anni dell’immediato Dopoguerra, come durante la Guerra Fredda, la paura di nuove armi, e, quindi, attacchi a sorpresa e micidiali era altissima. Evidentemente, ci sono armi che non conosciamo; modalità e velivoli che ignoriamo.

Documenti criptati. Certo, parliamo dell’esercito e delle sue comunicazioni, come dovrebbe farle, col megafono in piazza? Spedizioni di 007. Per forza, anche quando i carabinieri indagano, possono farlo con discrezione, in borghese, e perfino da infiltrati; perché non la difesa britannica? Scontatezze quindi; date per sensazionalità.
Alla presentazione a tratti ripetitiva e ridondante di questi documenti, si mischia l’assordante rumore dei tacchi della giornalista, che temo abbiano spaventato i topi, anziani dell’archivio.
Parte, quindi, una carrellata di classici, la solita; con qualche aggiunta internettiana. Casi come Roswell , rifritti e strafritti.
Filmati interessanti misti a imbarazzanti ed evidenti montature:
• pelle di bue per i presunti medici sovietici
• ossi di seppia per il baby marziano

Parte quindi, la poesia dell’Oracolo del Mistero, momento davvero alieno rispetto al contesto, inutile, incompresa – senza parlare delle ascelle mal depilate della Restivo.
Lì, il programma finisce sotto terra, ma anche questo è un mistero.

“A lemon head” viene spesso ripetuto; ecco forse ciò che si immaginano, gli autori di Mistero, come ascoltatore medio.

Veniamo a Ruggeri, lui è ottimo, comunica, al diavolo la tecnica, la dizione e tutto il resto: spacca. Solo, vi prego finiamola, una volta per tutte, con questo cambio d’inquadratura a scatto, che sta devastando gli annunci di palinsesto di RaiTre, con l’indiana che scorre sullo schermo, come il rullo delle macchine da scrivere di una volta, solo che qui, il suono dell’interlinea non si sente mai.

La parte dedicata all’Abduction, o rapimento alieno, è ben strutturata, anche se le interviste sono le solite. Bizzarra è la figura dell’ufologo, che pare più un “appassionato di pittura”, che un pittore.
Qui va detto, che le testimonianze inedite si possono anche montare; e così anche le lastre di radiografia. Quindi, ci andrei piano col parlare di prove.

Si sente un alone di Evan Titor, l’uomo venuto dallo spazio, quando si parla di video rilasciati sul web, di Luna e di navicelle. Ma van bene per la Tv, anzi benissimo.
Bella la rassegna dell’Apollo 20 e grande definizione di immagini e selezioni, raffinato il riferimento al telescopio Hubble , e ai suoi avvistamenti (ci avevate pensato?).

Cosa aggiunge questo reportage: la sensazione, al di là delle solite considerazioni, che vale la pena di cercare una prova, e che essa è più plausibile, e insieme più vicina; meglio se viva e materiale, piuttosto che una manciata di luce catturata con un obiettivo. Allora, il S. Tommaso che è in tutti noi, si placherà.
Dovremmo cercare una maschera, sotto la quale, si nasconde ciò che la sua immagine richiama.

Concluderei dicendo: se gli alieni sono tra noi, o sopra di noi, tanto meglio. Se arrivassero ci abitueremmo in fretta, in quanto ammettiamolo, ne vediamo già di cotte e di crude, già restando intra-terrestri.

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