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Emanuela Orlandi, perché il Vaticano ha riaperto il caso solo ora?
Emanuela Longo 11/01/2023
Nella prima serata di oggi, la trasmissione Chi l’ha visto dedicherà un’ampia parentesi al caso Emanuela Orlandi. Una delle domande ricorrenti degli ultimi giorni, dopo la notizia secondo la quale il Vaticano avrebbe aperto una inchiesta sul giallo lungo quasi 40 anni, è la seguente: perché proprio adesso? Emanuela Orlandi, il caso riaperto solo 40 […]
Nella prima serata di oggi, la trasmissione Chi l’ha visto dedicherà un’ampia parentesi al caso Emanuela Orlandi. Una delle domande ricorrenti degli ultimi giorni, dopo la notizia secondo la quale il Vaticano avrebbe aperto una inchiesta sul giallo lungo quasi 40 anni, è la seguente: perché proprio adesso?
Emanuela Orlandi, il caso riaperto solo 40 anni dopo: perché?
Quello di Emanuela Orlandi è un cold case che non può e non deve essere dimenticato. Era il 22 giugno del 1983 quando la giovanissima cittadina vaticana di appena 15 anni, sparì nel nulla. La ragazzina uscì da una lezione di musica. Sarebbe dovuta tornare a casa, ma di lei si persero per sempre le tracce.
Dalla Santa Sede emerge che “il promotore di Giustizia Alessandro Diddi ha confermato questa decisione, anche sulla base delle richieste fatte dalla famiglia in varie sedi”. La richiesta di riprendere le indagini e riaprire l’inchiesta, si baserebbe essenzialmente sul riaccendere i riflettori su documenti già visti ma anche sulle sviste e le mancanze dell’epoca, su impulso (anche) della famiglia Orlandi.
A far giungere a questo punto sarebbero state soprattutto le gesta instancabili del fratello Pietro ma non solo. Come precisa AGI nell’analizzare il caso e le tempistiche, “Qualcuno di più alto vuole, e vuole ora”.
Il tutto è avvenuto dopo la morte di Ratzinger, il papa emerito che oggi giace nella tomba che fu di Giovanni Paolo II. E proprio Benedetto XVI e Wojtyla sono i due papi che più da vicino sono stati toccati dalla vicenda di Emanuela Orlandi.
Secondo alcuni – e di questo ne sarebbe convinto anche il fratello Pietro – il Vaticano custodirebbe gelosamente un fascicolo Orlandi. Georg Gaenswein, di contro, nega la circostanza. “Possibile che, in un Vaticano che siamo ormai usi a vedere come campo di scontro tra fazioni incattivite, qualcuno pensi di usare il Fascicolo magari per zittire l’altra parte?”, si domanda Nicola Graziani dell’AGI.
Tra le altre spiegazioni sulla riapertura del caso, c’è quella relativa ad una presunta “manovra diversiva, vuoi per coprire imbarazzanti vicende come quella del gesuita Rupnik, vuoi per annullare mediaticamente il risorgere di una fronda antibergogliana”.
E dunque si torna al quesito iniziale: perché il Vaticano ha riaperto il caso solo ora?
La verità va cercata probabilmente nei tempi. Il 31 dicembre muore Ratzinger, il 4 gennaio iniziano le polemiche, il 5 ci sono i funerali, il 6 il Pontefice chiede di non dare credito alle notizie false. Il 9 si annuncia l’operazione verità su Emanuela. Si aggiunga, a questa successione, un elemento: Papa Bergoglio, con la scomparsa di Benedetto, è oggettivamente più solo e più libero. Soprattutto – a causa dell’età avanzante – la sua Chiesa è meno somigliante a quella che trovò, nominato vescovo di Buenos Aires e poi Vescovo di Roma.
E’ dunque lecito pensare che dopo Ratzinger si sia certamente chiusa un’era. Ora potrebbe essere arrivato il momento di analizzare le carte con attenzione e dare una verità alla famiglia Orlandi ma soprattutto – forse – dare alla Chiesa la possibilità di chiudere il capitolo e dare il via ad una nuova fase.
“Mi auguro di essere convocato e di poter verbalizzare”, Pietro Orlandi dopo la nuova inchiesta del Vaticano annuncia un sit-in a Roma. “Sabato alle 16:30 a Largo Giovanni XXIII, per ricordare Emanuela e che noi non cederemo mai di un passo fino alla Verità”. #chilhavisto pic.twitter.com/8mBwEDBOT4
— Chi l’ha visto? (@chilhavistorai3) January 10, 2023