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Chiara Ferragni: cosa rischia per il caso Pandoro e uova di Pasqua? Le accuse

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2024-10-08

Ecco cosa rischia Chiara Ferragni: indagine e accuse a carico dell’influencer

Chiara Ferragni è attualmente indagata dalla Procura di Milano insieme al suo ex general manager Fabio Damato, all’amministratore delegato di Balocco Alessandra Balocco, e al presidente di Cerealitalia Francesco Cannillo. L’accusa? Truffa aggravata per aver tratto un “ingiusto profitto” di oltre 2,2 milioni di euro, legato a campagne commerciali che avrebbero ingannato i consumatori riguardo a presunte iniziative benefiche.

Chiara Ferragni

Chiara Ferragni, cosa rischia? L’indagine

L’indagine che vede coinvolta Chiara Ferragni, verte principalmente sulla vendita del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi, entrambi prodotti promossi come parte di progetti di beneficenza. La Procura sostiene che la campagna di Ferragni, condita da messaggi diffusi sui social, abbia indotto in errore un numero significativo di consumatori, convinti che una parte dei guadagni fosse destinata a cause benefiche. Secondo gli inquirenti tale legame era inesistente o, nella migliore delle ipotesi, irrilevante rispetto ai profitti generati.

Secondo le accuse, Ferragni e gli altri indagati avrebbero tratto un “vantaggio economico e un ritorno d’immagine” da queste operazioni, a fronte di una beneficenza minima e slegata dalle vendite. In particolare, si parla di un profitto illecito ottenuto sfruttando la popolarità dell’influencer e il potere dei suoi canali social.

Il reato contestato a Chiara Ferragni e ai suoi collaboratori è quello di truffa aggravata, che prevede pene particolarmente severe. Il codice penale italiano punisce la truffa semplice con una reclusione da 3 mesi a 3 anni e una multa da 51 a 1.032 euro. Tuttavia, in caso di truffa aggravata – come quella che coinvolge l’utilizzo di mezzi informatici o telematici – la pena può aumentare fino a 5 anni di reclusione, oltre a una multa più elevata.

L’aspetto aggravante in questo caso risiede nel “mezzo informatico”: la vendita dei prodotti è avvenuta tramite canali online e i messaggi promozionali diffusi sui social hanno amplificato la portata dell’inganno, rendendo più difficile per i consumatori verificare la veridicità delle informazioni.

Le dichiarazioni della difesa

I legali di Chiara Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, hanno dichiarato che la vicenda non presenta profili di rilevanza penale e che i problemi sollevati sono già stati affrontati dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). “Confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha piena fiducia nella magistratura e che la sua innocenza venga dimostrata al più presto”, affermano gli avvocati.

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