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Gli avvocati di Morgan intervengono: “Revenge porn non è contestato, immagine dell’artista distorta”

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2024-07-11

Morgan, i suoi avvocati rompono il silenzio ed intervengono dopo l’articolo del Fatto Quotidiano: il comunicato

A distanza di circa 24 ore dalla diffusione della notizia relativa al caso Morgan, in seguito alla denuncia per stalking della cantautrice Angelica Schiatti – ex di Marco Castoldi -, gli avvocati dell’artista di Monza sono intervenuti con un comunicato ufficiale facendo delle doverose precisazioni. 

Morgan, gli avvocati rompono il silenzio

Morgan

Rossella Gallo e Leonardo Cammarata per conto di Morgan hanno rotto il silenzio ed hanno ricordato come sui presunti reati di stalking e diffamazione contenuti nella denuncia presentata oltre quattro anni fa da Angelica Schiatti su fatti risalenti al periodo dal 2020 al 2021 “si potrà pronunciare solo il Giudice”.

Ecco di seguito il comunicato ufficiale ed integrale dei legali dell’artista brianzolo nel quale viene spiegato come alcuni dei presunti reati, tra cui il revenge porn, non sarebbero stati contestati al loro cliente:

In merito all’articolo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano, ripreso da varie testate, nonché ai comunicati per il tramite dei social media, riteniamo doveroso fornire i seguenti chiarimenti.

Il procedimento penale è stato instaurato da una querela presentata più di 4 anni fa dalla sig.ra Angelica Schiatti per presunti reati di stalking e diffamazione: questo procedimento era già noto alla stampa che aveva già avuto modo di parlarne. Le presunte condotte, sulle quali si potrà pronunciare solo il Giudice, contestate al sig. Castoldi risalgono al 2020 -2021: si tratta dunque di vicende risalenti a 3-4 anni fa.

Nessun altro tipo di reato (come si è letto ad esempio sulla stampa e sui social di “revenge porn” o “maltrattamenti”) è contestato al sig. Castoldi e tantomeno asserite condotte successive al settembre ’21.

È evidente che, in un momento in cui non è successo nulla da un punto di vista sia fattuale che processuale, l’obiettivo della recente onda mediatica è oggi il Giudice del processo, “reo” di avere fissato una udienza per verificare la possibilità prevista dalla legge di trovare un accordo tra le parti rispetto a reati procedibili a querela di parte.

È molto grave che si attacchi la persona del magistrato, sindacandone arbitrariamente l’operato senza avere cognizione né competenza in materia, e soprattutto creando una pressione mediatica per condizionarne l’operato, accusandolo di porre in essere la “vittimizzazione secondaria” della persona offesa.

Il processo non è ancora iniziato: nulla è stato ancora vagliato e tantomeno provato; appare dunque scorretto presentare oggi verità assolute prima ancora della verifica dibattimentale: quello che è certo è che i vari magistrati che si sono occupati sino ad oggi della vicenda non hanno mai ritenuto di dovere applicare misure cautelari da codice rosso, evidentemente perché non hanno ravvisato alcun pericolo per la persona offesa, così come altrettanto certa è la presunzione di non colpevolezza, quale principio costituzionalmente garantito.

In queste frenetiche ore sono apparse diverse ricostruzioni dei fatti non rispondenti al vero, funzionali unicamente a fornire una immagine totalmente distorta del sig. Castoldi, gravemente offensive della reputazione e immagine personale, artistica e professionale del medesimo, con indebite ripercussioni sulla sua sfera privata oltreché pubblica, lavorativa, delle quali verranno interessate le autorità giudiziarie competenti.

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